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04/12/2025 / Organizzazione eventi

Perché alcuni eventi diventano indimenticabili… e altri diventano documentari su Netflix.

Quando si parla di organizzazione eventi, si pensa subito all’esperienza che si vuole creare.
L’atmosfera, il “wow”, l’impatto che lascia il segno.

Come abbiamo già spiegato in "Un evento aziendale davvero riuscito? Oggi serve l'effetto WOW", organizzare un evento significa confrontarsi con clienti che immaginano idee sempre più spettacolari per le loro iniziative.

Questo perché i clienti sognano emozioni, non si preoccupano di logistica o contratti.

E hanno ragione: l’evento nasce da un’idea, da un’immagine ideale, da una visione.

Trasformare però quella visione in qualcosa di concreto significa tradurla in un evento fattibile e realizzabile.
Il compito dell’organizzatore è scegliere, combinare e adattare per far diventare un’idea reale.

Ed è qui che emerge la sfida più comune in cui l’idea è quasi sempre più grande del budget.

La dinamica è sempre la stessa:
il cliente porta l’ispirazione (che sia Pinterest o Instagram).
Poi arriva il momento di concretizzare: costi, disponibilità, materiali, fornitori, tempistiche.
È a questo punto che il cliente prova un po’ di delusione nel comprendere che non tutto ciò che aveva immaginato è realmente fattibile per l’evento.

Va considerato che il cliente non sempre capisce che non si tratta di eliminare, ma di scegliere ciò che è davvero importante. È compito dell’organizzatore fargli capire che, quando si segue solo la visione senza costruirne la base, l’evento rischia di andare fuori controllo.

Il caso più estremo che vi racconteremo oggi è sicuramente il Fyre Festival del 2017.

Il festival nasce dall’idea dei due fondatori dell’App Fyre, piattaforma per prenotare DJ, musicisti e personaggi famosi per eventi privati. Volevano creare un lancio sul mercato mai visto prima.

Doveva essere il festival più iconico del momento: location alle Bahamas, modelle e Influencer come invitati, yacht, cibo gourmet, palchi enormi e artisti famosi.
Sulla carta? Un’idea ambiziosa.
Nella realtà? Caos totale.

Budget previsto: 6 milioni.
Spesa finale: oltre 25 milioni.
Risultato: un festival che non è mai esistito davvero, una figuraccia mondiale e un documentario su Netflix a ricordarlo.

Ma cosa è successo davvero? Cosa ha fatto fallire il festival?

Tutto si riduce a una serie di errori concatenati che hanno trasformato un sogno di lusso in un fallimento totale. La location scelta, per cominciare, era totalmente inadatta: non esistevano infrastrutture, alloggi, strade o servizi essenziali. Per costruire ville e strutture adeguate sarebbero serviti mesi di lavoro e investimenti molto più alti di quelli inizialmente previsti.

A questo si aggiunsero costi enormemente sottovalutati e scadenze irrealistiche. Nonostante fosse stata segnalata l’impossibilità di rispettare i tempi, l’evento non venne mai rimandato.

Le promesse di lusso, infatti, si sgretolarono rapidamente: gli ospiti arrivarono sull’isola trovandosi di fronte non ville esclusive, ma tende prive d’acqua, elettricità e servizi minimi.

Nel frattempo molti artisti, fornitori e partner iniziarono a ritirarsi all’ultimo momento. Anche il catering, la sicurezza e l’assistenza medica erano praticamente inesistenti, peggiorando ulteriormente la situazione già fuori controllo.

Infine, il marketing fu costruito principalmente su illusioni. Il festival venne venduto come un paradiso tropicale grazie a campagne social curate da influencer e modelle, ma dietro queste immagini non c’era una struttura reale che potesse sostenere le promesse. Una dinamica che, seppur in un contesto completamente diverso, richiama alla mente la gestione del pandoro-gate di Chiara Ferragni, caso simile di comunicazione ingannevole.

Il Fyre Festival è quindi la prova definitiva che anche l’idea più brillante può crollare se non sostenuta da basi solide. In questo caso, a mancare completamente è stato proprio ciò che fa la differenza: l’assenza di un compromesso, di un piano chiaro e di una buona crisis management
Ed è proprio il compromesso, invece, ciò che rende un evento possibile: non toglie magia, anzi la concentra.

Parlare di budget, rischi e logistica non significa frenare la creatività; significa proteggerla.
Perché un evento ben riuscito non è quello che costa di più, ma quello che rimane.

Se hai un’idea e temi che il budget possa limitarla, non nasconderla: parliamone.

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