Podcast is the new black, qualcuno direbbe. Infatti, l’ascolto di podcast è rientrato tra le abitudini di sempre più persone. Capaci di trattare un potenziale infinito di argomenti, i podcast sono una delle forme di comunicazione che non ha subito il contraccolpo della fine dei lockdown più restrittivi, anzi, la pandemia sembra averli consacrati tra le forme di comunicazione più apprezzate ed efficaci per il branding, sia personale sia aziendale. In questo articolo ripercorriamo le tappe che hanno portato all’affermazione di questo format e sei cose da fare per creare, preparare e promuovere un podcast.
Il 12 febbraio 2004, Ben Hammersley, tecnologo e giornalista britannico, pubblicava un articolo sul Guardian dal titolo Audible revolution che evidenziava come la diffusione capillare di lettori MP3, come l'iPod di Apple, la disponibilità di software di produzione audio a basso costo o gratuiti e l’affermazione del weblogging rappresentassero gli ingredienti giusti per un nuovo boom di radioamatori.
Ma come chiamare questa nuova forma di comunicazione basata sull’audio e sul web– si chiede Ben Hammersley – “Audioblogging? Podcasting? GuerillaMedia?”
Questa è la prima volta che il termine ‘podcast’ fa la sua comparsa, per affermarsi negli anni come parola di uso comune, al punto da essere scelta come parola dell’anno 2005 dal The New Oxford American Dictionary.
Da quel 12 febbraio di diciassette anni fa, le cose sono molto cambiate: i lettori MP3 sono stati soppiantati dallo streaming e dagli smartphones e l’iPod, che ha dato di fatto ispirato il nome “podcast”, è diventato quasi un cimelio storico, risolvendo in parte la diatriba che si era creata sul fatto che il nome stesso del formato avrebbe rischiato di attribuire fin troppo merito per la sua creazione al prodotto Apple.
Questo passaggio di tecnologia ha di fatto facilitato la diffusione dei podcast, diventati più facilmente fruibili, fino ad affermarsi come una delle forme di comunicazione più efficaci oggi.
Infatti, gli ultimi dati mostrano un balzo nella fruizione dei podcast, complice anche la pandemia, che ha forzato molte persone in casa, alla ricerca di nuove forme di intrattenimento.
L’ultimo report sullo stato del digitale di We Are Social e Hootsuite ci dice che ogni mese il 44,1% degli utenti di internet ascolta podcast (un +3% rispetto all’anno precedente) e che la media giornaliera di ascolto si attesta sui 54 minuti. Non solo, secondo uno studio di Edison Research e Triton Digital, solo negli USA gli ascoltatori di podcast sono cresciuti del 37,5% in 3 anni.
Anche Google Trends non lascia dubbi (periodo di riferimento: 2015-2020).
Quindi, come avevamo anticipato parlando di Digital Marketing Trends 2021, questi dati aprono a infinite possibilità a livello di comunicazione sia personale sia aziendale.
Ma cosa sono esattamente i podcast? Come si creano? Vediamolo.
Creare, preparare e promuovere un podcast: 6 cose da fare
I podcast sono contenuti audio, spesso proposti sottoforma di serie a episodi e resi disponibili online on-demand.
Per quanto semplici e immediati nella forma non ci si può certo improvvisare podcasters. Infatti, alla stregua di tanti altri formati comunicativi, preparare e divulgare un podcast richiede analisi e pianificazione.
Vediamo quindi 6 cose da fare per pianificare, creare e diffondere il nostro podcast in maniera efficace.
1. Scegli un focus
Sembrerà scontato ma scegliere un focus da trattare nei nostri podcast non solo è la prima cosa da fare ma forse quella che nasconde anche più insidie. Infatti, l’entusiasmo e l’infinità di cose di cui si potrebbe parlare potrebbero portarci fuori strada.
Mettiamoci quindi nei panni dei nostri potenziali ascoltatori. Chiediamoci perché dovrebbero ascoltare proprio noi? Che tipo di valore aggiunto darebbe loro l’ascolto del nostro podcast?
I podcast sono una forma di comunicazione molto più libera rispetto ad altre ma è sempre bene fare un podcast su un argomento di cui siamo esperti. Ciò non solo conferirà maggiore autorevolezza e autenticità al nostro podcast ma ci darà quella sicurezza necessaria ad affrontare in maniera ampia ed esaustiva quel determinato argomento (ed eventuali successive discussioni), forti delle nostre abilità.
Il focus scelto, poi, non dovrebbe essere né troppo ampio né un argomento che si esaurisca in poco tempo. Il rischio, nel primo caso, sarebbe quello di creare un podcast su tutto e niente, dispersivo e senza un reale indirizzo. Finiremmo per essere surclassati da altri podcast che trattano un determinato argomento, parte del nostro focus più ampio, in maniera più esaustiva. Senza contare l’improbabilità di essere davvero esperti in tutto. Nel secondo caso, il rischio sarebbe quello di creare un podcast della durata di pochi episodi o di risultare ripetitivi alla lunga, annoiando il nostro pubblico.
Ad esempio, scegliere Business come argomento ci propone sicuramente tantissimi spunti ma al tempo stesso potrebbe risultare dispersivo e non dare un’idea precisa ai nostri ascoltatori delle tematiche che trattiamo. Parlare invece di Business nel campo della ristorazione o dello sport, darebbe sia a noi sia ai nostri ascoltatori un indirizzo più preciso.
Qualsiasi sia la nostra scelta, la cosa più importante rimane una: avere la passione di parlare di quel determinato argomento. Infatti, non importa quanto di nicchia, un pubblico potenzialmente interessato ci sarà sempre. Ciò che conta è che trovi, dall’altro lato, un podcaster altrettanto interessato a divulgare e parlare di quella cosa con passione e dedizione.
2. Pianifica e struttura il podcast
Una volta scelto un focus, dobbiamo prefiggerci un obiettivo misurabile, per capire come sviscerare questo argomento e il fine ultimo di investire in questa forma di comunicazione. Vogliamo costruire una community? Ottenere delle sponsorizzazioni? Avviare un programma di membership? Oppure vogliamo vendere un prodotto o un servizio? In base all’obiettivo dovremo non solo adottare dei KPI per misurare l’efficacia dei nostri podcast ma anche scegliere come strutturare il nostro podcast, se come un’intervista, se con un co-host oppure come un solo podcast.
Oltre a ciò, dovremo decidere anche quante puntate fare, di che durata e con che cadenza, se suddividerlo in stagioni e prevedere eventuali guest speaker. Per decidere ciò, torniamo a chiederci chi è il nostro pubblico ma ragioniamo anche sul tempo e sulle risorse che possiamo investire nella realizzazione del podcast.
In questa fase di pianificazione dovremo anche decidere gli elementi che compongono il nostro podcast, ad esempio una sigla, una intro parlata, uno spazio dedicato a eventuali pubblicità, una call to action, un outro.
Sulla base di tutto ciò, dovremo creare un calendario dei podcast e dei relativi argomenti da trattare.
In questa fase di pianificazione, non meno importante sarà la scelta del nome del podcast, che dovrà essere creativo, descrittivo, SEO-friendly, univoco (controllare sempre che non ci siano duplicati) e rappresentativo del nostro brand, sia esso aziendale o personale. Prestiamo particolare attenzione anche alla scelta della cover art (e di tutte le altre grafiche a corredo), che dovrà, allo stesso modo, essere in linea con il tema del podcast e l’immagine del brand.
3. Scegli strumenti, piattaforme e definisci gli ultimi dettagli
Una volta definita la veste del nostro podcast, sarà necessario dotarsi di tutti gli strumenti necessari per la messa in onda.
Trattandosi di un formato audio, un microfono professionale è la prima cosa di cui munirsi: la qualità del suono dovrà essere eccellente. Scegliamo anche un programma di registrazione ed editing che ci permetta di costruire il nostro podcast secondo la struttura che abbiamo scelto. Tra i più noti ci sono GarageBand (per Mac), Audacity o Anchor, lanciato da Spotify.
Scegliamo poi la piattaforma di hosting del nostro podcast. Infatti, così come accade quando si apre un sito web, anche i nostri podcast necessitano di un sito di hosting. Buzzsprout è sicuramente tra i più noti, così come Captivate, Podbean o Transistor. In generale, tutti questi programmi permettono di caricare facilmente i propri podcast, creando un RSS feed, e di distribuirli sulle principali directories (che vedremo tra poco). Inoltre, forniscono statistiche di ascolto e download, oltre che diversi tool per integrare i propri podcast su altri siti, come Wordpress, e per monetizzarli.
Scelti gli strumenti, sicuramente dovremo fare qualche prova, perlomeno all’inizio, per assicurarci di rimanere nei tempi prestabiliti e per acquisire una maggiore sicurezza nell’esposizione.
In generale, è consigliabile comunque preparare una traccia da seguire durante l’esposizione degli argomenti, in modo da non rischiare di perdersi in troppe digressioni, dedicare più tempo a una cosa piuttosto che a un’altra e per meglio alternare gli interventi, nel caso il podcast fosse tenuto da più di una persona o ci fossero guest speaker.
Questa è anche la fase in cui dobbiamo scegliere la musica e i vari effetti sonori che vogliamo integrare nel nostro podcast. Molte piattaforme di hosting mettono a disposizione una libreria propria. In alternativa, possiamo dare un’occhiata a Free Music Archive, Music Radio Creative o Songs for Podcasters.
4. Imposta i canali di promozione
Mentre mettiamo a punto i dettagli delle varie puntate, non dimentichiamoci della promozione, che comunque dovremo portare avanti anche a podcast avviato. È quindi fondamentale decidere dal principio i canali da sfruttare.
Prima di tutto creiamo un trailer audio del nostro podcast che spieghi brevemente, magari con la logica di un elevator pitch, chi siamo, di cosa tratta il nostro podcast, cosa possono aspettarsi coloro che lo ascolteranno e dove lo possono ascoltare. Il trailer sarà il nostro biglietto da visita: è molto più probabile che un ascoltatore occasionale guardi prima il trailer piuttosto che iniziare subito con l’ascolto, soprattutto se decidiamo di fare episodi lunghi.
Il trailer di The Friendship Onion, un nuovo podcast lanciato da Dominic Monaghan and Billy Boyd a tema Lord of the Rings.
Oltre alle opzioni garantite dalla piattaforma di hosting, possiamo affidarci anche ai canali tradizionali, come social e sito web. Infatti, distribuire il nostro podcast su altri canali oltre a quelli dedicati ci permetterà di promuoverci presso un pubblico più ampio e di coinvolgere il nostro pubblico, favorendo l’interazione, il dibattito e i feedback sui vari episodi. Ci permetterà anche di lanciare dei teaser su episodi futuri e di chiedere eventualmente ai nostri ascoltatori quali argomenti vorrebbero fossero trattati e rispondere alle loro domande in maniera più diretta.
5. Distribuisci il podcast sulle directories
Come anticipato, distribuire il podcast sulle principali directory comeSpotify, Apple Podcasts o Google Podcasts è il modo migliore per promuovere e diffondere il nostro podcast.
Per poter fare ciò, è necessario avere un RSS feed, che solitamente viene generato in automatico dalle piattaforme di hosting. La segnalazione alle directory è estremamente facile: basta cliccare una sola volta sull’apposito bottone messo a disposizione dalla piattaforma di hosting. Non appena il nostro podcast sarà approvato, gli ascoltatori potranno fruire di ogni nuovo episodio pubblicato, direttamente dalla directory. Spotify, Apple Podcasts e tutte le altre directory su cui abbiamo deciso di distribuire il nostro podcast si aggiorneranno automaticamente ad ogni nuovo episodio.
Potrebbe volerci del tempo prima che il nostro podcast appaia nelle varie directory. Per tale motivo, se abbiamo pianificato il lancio in un determinato giorno, è bene tenere conto di tali tempistiche, lasciandoci almeno una settimana di scarto.
6. Promuovi l’interazione con gli ascoltatori
Parlando dei canali di promozione, abbiamo menzionato quanto sia importante coinvolgere il nostro pubblico prima e dopo l’ascolto.
In questo senso, i social sono un ottimo canale in quanto ci permettono in maniera facile e diretta di intavolare una discussione, di raccogliere un feedback o idee per gli episodi futuri.
Attraverso i nostri canali possiamo anche creare attesa e stuzzicare il nostro pubblico sugli episodi successivi.
Tutto ciò favorirà la creazione di una community fidelizzata, a cui eventualmente proporre anche forme di abbonamento e membership.
Le ultime novità da Spotify e Apple
Il mondo dei podcast è in fermento e sempre più brand e persone si stanno approcciando a questo mezzo di comunicazione. Ciò sta chiaramente spingendo i maggiori player a implementare contenuti premium.
In particolare, l’ultima questione in merito riguarda il testa a testa tra Apple e Spotify in materia di abbonamenti.
Apple ha infatti in programma di permettere ai podcaster di monetizzare il proprio lavoro, lasciando loro decidere a quanto vendere l’abbonamento al proprio podcast. In cambio, Apple chiederà 19,99 $ all’anno ai podcaster e il 30% sulla vendita di ogni abbonamento, percentuale che scende al 15% dopo il primo anno.
Poco dopo l’annuncio di Apple, Spotify ha lanciato la propria piattaforma di abbonamento, dichiarando che ai podcaster non sarà addebitata alcuna fee per l’utilizzo dei tool di abbonamento e che soltanto a partire dal 2023 Spotify addebiterà una commissione del 5%. La condicio sine qua non per ottenere queste condizioni è però quella di utilizzare Anchor, la piattaforma di hosting targata Spotify e già menzionata nel nostro articolo. Non solo, secondo quanto riferito, i podcaster dovranno scegliere tra tre livelli di costo per l’abbonamento: $ 2.99, $ 4.99 e $7.99. Una cosa da tenere in considerazione se si pensa che Apple lascia la libertà di impostare il prezzo.
Qualsiasi siano le nostre valutazioni in merito, è chiaro che il business legato ai podcast è solo all’inizio e che le piattaforme si rincorreranno a vicenda per proporre ad ascoltatori e podcaster esperienze sempre più a tutto tondo.
Ascolti podcast regolarmente? Quali sono i tuoi preferiti e perché? Pensi che sia uno strumento valido per promuovere un brand? Raccontaci cosa ne pensi nei commenti e contattaci per conoscere i nostri servizi di comunicazione e marketing.